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Le Origini Dell’hammam

di Luisa Taliento

20 . 12 . 2021
Spa

“Una città non può essere considerata tale se non ha un bagno turco”. Lo sostiene Sherazade, la principessa protagonista di Le Mille e una notte (Alf laila wa laila), la famosa raccolta di novelle la cui stesura, secondo gli studiosi, è datata intorno al X secolo. Dal punto di vista etimologico il vocabolo hammam (in lingua araba) e hamam (in lingua turca) indica la struttura nella quale purificare il corpo con acqua e vapore. Resti archeologici testimoniano che presso i popoli islamici ebbe larga diffusione già nel periodo del califfato degli Omayyadi, la dinastia che governò l’impero musulmano dal 661 al 750 d.C. Esistono inoltre numerosi testi, soprattutto manuali giuridici, che hanno tramandato in modo dettagliato le proprietà dei bagni e ne hanno segnalato la costruzione. Nella città di Damasco, per esempio, erano attivi nel XII secolo, 57 bagni, mentre nella vicina Aleppo il numero saliva a 195. A Baghdad, nel periodo dal IX al X secolo, i testi riferiscono la presenza di migliaia di hammam, mentre a Cordova, alla fine del X secolo, gli studiosi sostengono che ce ne fossero dai 300 a 600.

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Madrasa di Ben Youssef – Marrakech, Marocco

UN SOGNO DI VAPORE

Uno dei testi che descrive meglio la loro architettura s’intitola Les bains antiques du Proche-Orient dans les archives de New Haven et Princeton e si basa sulla descrizione di quelli esistenti a Gerasa, in Giordania. Inizialmente erano strutture semplici, con poche sale e qualche intervento ornamentale. Dopo l’ingresso si abbandonavano gli abiti, s’indossavano teli e si entrava in una sala ricca di umidità, uno spazio coronato da volte con rivestimenti di vario tipo, senza finestre, per conservare il vapore e il calore, ma suggestivamente illuminato dall’alto, attraverso le vetrate della cupola. Questo schema nel corso dei secoli si è trasformato, arricchendosi di stanze, decorazioni, marmi, fontane, giochi di luce naturale, spazi che hanno trovato il massimo della loro espressione con l’Impero Ottomano. Il percorso classico si estende attraverso un apodyterium, una stanza adibita a spogliatoio, poi si prosegue verso il tepidarium, dove la temperatura è compresa tra i 30 e i 35 gradi, e dopo essersi acclimatati si passa nel calidarium, dove si esegue il rito vero e proprio. Le temperature qui oscillano tra i 40 i 45 gradi e l’umidità è tra il 95 e il 100%. Durante e dopo il bagno di vapore è consentito usare saponi naturali, argille, lozioni, per purificare la pelle. Fra gli esempi più noti dove provare questa magnificenza ci sono i bagni di Istanbul. Il più antico è l’Hamam di Çemberlitas, progettato da Sinan nel 1584 per volere della Sultana Nûr Bânû. Dall’atmosfera fiabesca anche il Cağaloğlu Hamamı, ricavato all’interno di un edificio barocco che risale al XVIII secolo, che per la sua bellezza ha fatto da sfondo a numerosi film, e il Süleymaniye Hamami, costruito nel 1557, e restaurato. Spostandosi in Spagna vale la pena di provare l’Hammam Al Ándalus di Cordoba, tra i più grandi in Europa, mentre in Marocco ci sono i vapori profumati di olio d’argan del Mouassine di Marrakech. Piaceri ed emozioni per la mente e il corpo che sono ben descritti  dal protagonista del romanzo L’hammam, dello scrittore marocchino Tahar Ben Jeloun: «Andare all’hammam, come se lì ci fosse una soluzione magica. Perché no? È nel vapore dei luoghi… che abbiamo qualche probabilità di accostarci alla verità».

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Hammam Al Andalus – Cordoba, Spagna
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