Egizi, greci, antichi romani.
Per questi popoli il bagno di vapore rappresentava molto più che un rito di benessere. Aveva lo scopo di regalare nuova forza al corpo, rigenerarlo e guarirlo dalle malattie.
Ippocrate, il più famoso medico greco dell’antichità, aveva insegnato che l’uomo si compone di quattro elementi: aria, fuoco, acqua, terra, e che la salute dipende dalla loro armonia.
Tra le pratiche per i medici descritte nel suo Corpus Hippocraticum fa riferimento all’effetto curativo di calore e acqua per eliminare gli eccessi e consentire l’equilibrio dei quattro elementi vitali.
Un insegnamento che i romani seguirono e amplificarono creando le famose thermae, non più semplici luoghi con vasche calde in cui immergersi, ma centri in cui alle finalità mediche, igieniche e terapeutiche, si aggiungeva un valore sociale e culturale.
Un’evoluzione possibile anche grazie alle tecniche costruttive avanzate che i romani misero a punto tra l’età repubblicana e imperiale, creando stabilimenti termali proprio dove la natura aveva regalato acque calde e sorgenti.
Dalle prime terme Stabinae di Pompei a quelle di Caracalla, nacquero magnifici monumenti in cui si seguivano le prescrizioni di Galeno, medico greco che esercitò la sua professione a Roma e che nel II secolo d.C. mise a punto il Methodus medendi, con il quale consigliava un primo passaggio in luogo moderatamente caldo, tepidarium, per poi continuare con un bagno bollente nel calidarium, ritornare nel tepidarium e concludere con un bagno freddo nel frigidarium.
Il tempo di permanenza doveva essere di un pomeriggio e una serata, perché il rito delle acque potesse essere completamente rilassante, diventando il momento per sperimentare in un luogo privilegiato il piacere del mens sana in corpore sano, una mente sana in un corpo sano.